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Quando arrivavo alla mattina, tu molte volte eri già li.  Aprivi magari un po’ la veneziana per far entrare un po’ di sole e per controllare chi arrivava. Non ero ancora nemmeno alla porta e già sentivo che facevi tintinnare il mazzo di chiavi con la chiavetta della macchina del caffè, e come ti incazzavi se non volevo accettare che tu me l’offrissi quel benedetto caffè!

E poi, seduti a quel tavolo, quanti discorsi ci facevamo. Si parlava di pesca, naturalmente, ma anche del porto, di cosa c’era ancora da fare, di quello che andava migliorato. Parlavamo dell’orto, mi chiedevi cosa aveva piantato mio padre, programmavamo le mangiate che avremmo un giorno dovuto organizzare su a casa da me insieme a mio zio e mi prendevi in giro dicendomi che non avrei riesistito tutto solo lassù! Il tempo e la vita non ci hanno permesso di farla quella mangiata, ma appena riuscirò a trasferirmi ti prometto che un piatto sul tavolo lo metto anche per te.

E quante volte mi hai raccontato delle grandi pescate di soralli che facevi con mio zio, e i palamiti nella fossa, i gronghi giganti. Mi piaceva starti ad ascoltare e anche farti arrabbiare ricordandoti di quando da piccolo sarei voluto venire a stendere il palamito con te ma tu portavi mio cugino Silvio!

Come mi piaceva parlare con te. Davvero. Con il rispetto che si ha per un padre, la complicità che si ha con un nonno e franchezza che si ha con un amico. E come un padre, un nonno, un amico, hai sempre creduto in me, mi hai supportato ed hai sempre preso le mie difese.

Io domattina quel caffè me lo prenderò da solo, ma, caro Tanuccio, facciamo che ne metto uno sul tavolo, ristretto e senza zucchero, e questa volta ad offrire sarò io.

Sempre e per sempre nel mio cuore.

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Categoria: News, Pesca

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